Samos-Portomarin 35 km

Questa mattina siamo partite da Samos alle 6. Avevamo letto che poco dopo Samos ci sarebbero state diverse possibili deviazioni, quindi, memori della giornata di ieri, eravamo praticamente più a guardare sulla mappa dell’applicazione Buen Camino che per strada. Abbiamo camminato e camminato, nella direzione giusta, e la cosa curiosa era che semplicemente stamattina rimaneva buio. Il cielo era coperto, e il tragitto era in mezzo a dei boschi, quindi abbiamo utilizzato il frontalino fino alle sette. Il percorso nel bosco era piuttosto misterioso, sembrava un bosco incantato e essendo così buio bisognava anche stare abbastanza attenti a dove si mettevano i piedi. Dopo un bel po’ mi sono resa conto di avere i piedi veramente luridi, mentre quelli della mia amica francese erano puliti come quelli di un bambino. La differenza è che io avevo la vasellina, lei no e quindi tutta la terra mi si era appiccicata tipo maschera per il viso. Un vero orrore. Il bosco sembrava non finire mai, e neanche l’oscurità. Quando alla fine siamo uscite abbiamo visto che era nuvolo e anche abbastanza fresco, ma la cosa mi ha rallegrato perché così le mie gambe avrebbero avuto un po’ di tregua per l’eritema solare. D’altronde ora siamo in Galizia, e il tempo qui é tutto diverso dalla Castilla (molto più fresco e nuovoloso). Dopo un paio d’ore siamo arrivati ad un posto che sembrava un piccolo paradiso terrestre. Fiori bellissimi ovunque, piccole statue, un Albergue fatto con un amore infinito. Volevamo fare colazione ma dell’Hospitalera neanche l’ombra. Mentre ci aggiravamo nel giardino, lei si è affacciata alla finestra e si è precipitata giù per servirci una deliziosa colazione fatta di pane e pomodoro, succo d’arancia per me e caffè per la mia amica. Mi ha anche portato una bacinella per lavarmi i piedi luridi. Eravamo talmente colpite dalla bellezza del posto che ci ha fatto entrare e ci ha mostrato l’ interno dell’ostello, ancora con la cucina antica e i mobili antichi, uno splendore. Volevamo farci una foto tutte e tre, e quando lei ha velocemente chiesto allo scontroso marito di farci una foto e lui ha borbottato qualcosa di incomprensibile, lei ha scosso la testa e con una saggezza che solo noi donne possiamo capire ha detto ad alta voce “HOMBRE”! (Uomini!). Tutto il mondo è paese, e ci siamo messe a ridere… Era talmente contenta di quanti complimenti le stavamo facendo, che è corsa nel suo giardino e ci ha tagliato delle rose bellissime, con l’accortezza di togliere le spine. Abbiamo messo le rose nello zaino e abbiamo proseguito. Dopo pochi minuti vedo la mia amica pietrificata che mi guarda, lei stava davanti a me. Ci stavano venendo incontro tre cani, di cui uno grande che abbaiava contro di noi. Da premettere che io non ho paura dei cani, anzi mi piacciono moltissimo (ci lavoro con loro) ma ovviamente li rispetto se mi vogliono comunicare qualcosa o ringhiano. Ho detto alla mia amica di stare dietro a me, di non guardarlo negli occhi, e di camminare al lato, lentamente, mentre io facevo dei versetti calmanti al cane, sbadigliavo e guardavo altrove procedendo lentamente. Sbadigliare di fronte a un cane è comunicargli un segnale calmante. È andato tutto bene, i cani ci hanno sorpassato ed è passata la paura. Entriamo nel villaggio di Perross, che significa cane…E neanche a farlo apposta si ripete una scena simile. In questo caso il nostro sentiero girava a sinistra, ma proprio lì c’era un cane molto grande che abbaiava moltissimo ma soprattutto ringhiava. L’altro cane, anche grande, e invece è venuto verso di noi ad annusarci e io ho capito subito che lui sarebbe stato il nostro alleato. Innanzitutto ci siamo fermate e abbiamo cominciato a parlare con il cane docile, mentre l’altro era veramente arrabbiato, abbaiava e ringhiava. Io non avevo nessunissima intenzione di dimostrare niente a nessuno e ho detto a la mia amica che avremmo un po’ visto come si mettevano le cose. Sempre evitando di guardarlo negli occhi, facendo degli sbadigli evidenti, accarezzando l’altro cane e camminando a zig-zag ci avvicinavamo a quel cane grande e ringhioso, che più noi ci avvicinavamo più si arrabbiava, però ho notato che nello stesso tempo indietreggiava, vuol dire che anche lui era spaventato. Presumo che tutti questi cani che abbaiano lo facciano data la grande scarsità di Pellegrini in giro, non sono più abituati o forse, visto che sono normalmente legati, ora vengono lasciati liberi dai padroni che magari hanno paura di qualche volpe che entra nella fattoria. Torniamo a noi. Con il cuore leggermente accelerato continuo ad avanzare verso il cane che abbaia, lui fa due passi avanti, ringhia, e tre indietro. Io gli faccio un po’ di versetti con la bocca e procedo veramente molto lentamente, evitando assolutamente di guardarlo negli occhi…La mia amica è dietro di me muta e terrorizzata. Arriva il momento in cui dobbiamo svoltare a sinistra, lui è vicinissimo, ma il cane gentile è vicino a noi e ci fa praticamente da scudo. Riusciamo a girare l’angolo con lui vicinissimo che però non fa assolutamente niente. Can che abbaia non morde. Girato l’angolo smette di abbaiare, a me tremano le gambe. La mia amica mi conferma di aver fatto un piccolo infarto. Ma la sorpresa dietro l’angolo è bellissima, un border collie dietro ad un cancello piange dalla voglia di essere accarezzato e altri due cani mi vengono incontro e mi fanno delle feste come se fossi la loro padrona che torna da un lungo viaggio. Mi sono ricaricata subito la batteria con loro tre e anche la mia amica ha ripreso fiducia. Ci siamo un attimo perse in quel villaggetto sperduto, visto che non c’erano tante frecce, la sua applicazione indicava una strada, la mia nella direzione opposta, e sentivamo ormai cani abbaiare dappertutto. Alla fine noi siamo uscite vittoriose e abbiamo continuato il percorso. Siamo arrivate a Sarria dove ci siamo rinfrescate e abbiamo proseguito per andare a mangiare alla casa di Carmen a 4 km dopo, ci avevano detto che lei era fantastica. Arriviamo in questo Albergue bellissimo, che più che un Albergue è un villaggio, ma di Carmen nessuna ombra. Ci aggiriamo là dentro furtive e alla fine eccola che compare, in vestaglia, magra, l’ombra di se stessa. Chi la conosce sa che donna e lei forte e vigorosa e allegra. Ci dice di stare male, che è caduta rovinosamente, e che ha dolori dappertutto… Rimaniamo poco tempo per non disturbarla e poi le regaliamo le rose che avevamo ricevuto. Ora il nostro problema è la fame, e andiamo alla disperata ricerca di un posto aperto. Lo troviamo e ci rifocilliamo con una buonissima insalata. Proseguiamo abbastanza spedite, il paesaggio è meraviglioso. Entriamo in dei boschi stupendi, che hanno un soffitto di foglie verdi che fanno passare la luce del sole e regalano una luce bellissima. La temperatura è ideale, non è troppo caldo, siamo coscienti che dobbiamo camminare ancora tantissimi chilometri, ma così non pesano affatto. Arriviamo alla soglia dei 100 km per Santiago, personalmente comincio un pochino intristirmi, non voglio assolutamente che questo viaggio finisca. A 5 km prima di Portomarín troviamo un Albergue veramente molto bello dove addirittura pensiamo di dormire. Beviamo qualcosa e ascoltiamo la musica in giardino e siamo contente di esserci trovate. Siamo già dispiaciute che dovremmo separarci, ma sicure di aver trovato un’amica in più per la vita futura. Gli ultimi 5 km per Portomarin li passo ascoltando musica e cantando a squarciagola, siamo sole, sono cosciente di poter avere questa esperienza unica di fare il cammino francese completamente da sola o con pochissimi altri Pellegrini. Sono cosciente che è un’occasione unica per goderne al massimo, mi sento una privilegiata. È un effetto collaterale della pandemia che mi sta facendo un regalo immenso. Arrivata a Portomarín, dopo una discesa abbastanza pericolosa su delle scale dove a momenti scivolo giù come un’anguilla, non sono preparata a quello che vedo. Un ponte e norme, altissimo, su una baia meravigliosa sembra di stare a San Francisco. Con la musica in sottofondo cammino su questo ponte e mi emoziono veramente tantissimo, comincio a piangere, è troppo bello, troppo. Dentro di me mi chiedo come si possano fare vacanze diverse da questa, e non trovo una risposta. A Portomarin arriviamo veramente tardi, siamo esauste, ma dopo una breve doccia e il solito bucato siamo subito di nuovo fuori per mangiare, e andiamo nel piccolo ristorante che ci ha consigliato l’hospitaliero, E rimaniamo stupite dal bellissimo orto che lo circonda, insalata rape cavoli di tutto e di più. Sicuramente la loro insalata è fantastica. L’idea domani e di fare 39 km fino a Melide, ma abbiamo detto che decideremo al momento. Ho una piccola vescica sul mignolo, l’ho già bucata. Come sottofondo sento il rumore delle cicogne che sbattono il becco, è uno dei rumori più belli del cammino.

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